Questo libro mi è piaciuto tantissimo, e non solo perchè è ambientato a Parigi e perchè ruota intorno al cibo. Questo libro mi è piaciuto tantissimo perchè racconta la realtà quotidiana dell’expat medio, tra luoghi nuovi, incomprensioni linguistiche, amicizie da instaurare e, soprattutto, un futuro nuovo ancora tutto da scrivere. “Lunch in Paris” di Elizabeth Beard è la storia di un’americana alla scoperta di Parigi, un pasto alla volta. Mi sono ritrovata molto nell’esperienza di Elizabeth, soprattutto per il modo in cui la sua vita da expat è cominciata: abbastanza casualmente e senza troppe pianificazioni. Della serie “andiamo e vediamo come va”. Che è esattamente quello che è successo a me. E forse è proprio la mancata preparazione che stimola certe riflessioni sulle conseguenze della scelta di vivere all’estero… in particolare quando ci si trova in un paese nuovo, senza nessun appoggio, a fare i conti con la solitudine.
I’ve always known that by living abroad I made the choice to be a little bit uncomfortable, one sixteenth of an inch out of step. That’s the price I pay for not being bored at home. Still, you have to wonder if there isn’t something wrong with me… How can anyone choose to be this lonely?
Quando si emigra all’estero farsi nuovi amici è difficile in quell’età di mezzo in cui non sei più studente (e sui banchi di scuola o dell’università è decisamente più facile fare amicizia) ma non sei ancora mamma (e si possono sfruttare i figli per conoscere altre mamme). E in questo ho trovato Elizabeth molto onesta e diretta. Creare nuovi rapporti in terra straniera è estenuante, richiede molto tempo e impegno. Quasi come una nuova storia d’amore, in cui non si sa mai se ci sarà il prossimo appuntamento.
Making friends in a new country is a constant negotiation between sympathy and convenience. Like any dating experience, there will be those who say they’ll call and never do, those who invite you somewhere only to ignore you—and the worst, those with whom you share a passionate moment of laughter who literally flee the country the next day.
Come nel mio caso, Elizabeth sceglie di raggiungere il suo uomo nel suo paese e mi sono ritrovata molto nella sua riflessione sui pro e contro del matrimonio interculturale, quando la cultura dell’uno e dell’altro si insinua nella relazione e quando si litiga non si capisce più se si è arrabbiati con la persona o con la sua cultura.
One of the great gifts of an intercultural relationship is that when you fight, you never quite know if you are mad at the person, or at their culture (…) I was beginning to see the beauty of an intercultural marriage—things were so mixed up that we could get away with anything. Instead of doing it the American way or the French way, we did it our way.
Parigi per Elizabeth non è la prima esperienza all’estero, così come Sydney non lo è per me. Gli anni passano, i voli si accumulano e la distanza tra noi e i nostri cari aumenta così tanto da non ricordarsi neanche quella prima volta in cui abbiamo abbandonato il nido. Ma arriva un certo punto in cui, di colpo, ci rendiamo conto dell’enorme fortuna che abbiamo avuto nel poter vivere questa vita all’estero e la gratitudine per i nostri cari che ci hanno lasciato andare improvvisamente ci soprassale.
I’d been so far away for so long. I pressed my forehead against her cheek and thanked her again, silently, for letting me go.
“There’s no place like home”, dicono. Ed è proprio così. Nessun posto è nè sarà mai come quello che abbiamo lasciato, e la cosa più salutare che un expat può fare è giungere a quella consapevolezza – come fa Elizabeth – che non puoi più paragonare il qui e lì, il prima e l’adesso, ma devi prendere il presente e il dove per quello che è. Perchè è questo davvero l’unico segreto per una felice esperienza di espatrio.
At some point I was going to have to stop comparing apples and oranges. If I wanted to be happy here, I was going to have to evaluate my life in Paris on its own terms.
Last Updated on 14/03/2023 by Diario dal Mondo
Grazie di avere parlato di questo libro, che non conoscevo e che invece voglio leggere, perché amo particolarmente il genere. Poter vivere in posti diversi è una fortuna, davvero. Arricchisce, rende più forti perché costringe a non restare negli stretti confini della propria comfort zone. Dovremmo provarci tutti, almeno per un po’…
Mi ispira molto, lo inserisco nella wish list del kindle 😉
Hai ragione, essere mamma mi ha dato molte occasioni per conoscere nuove persone, sia durante i nostri spostamenti in Italia che poi qui a perth. Anche il lavoro può aiutare, ma non è mai facile coniugare amicizia e questioni di lavoro.
Il matrimonio interculturale deve essere un bel casino!!!