“Il sale della terra” di Jeanine Cummins – il cui titolo originale è “American Dirt” – non è solo un libro che vi farà viaggiare nel lontano Messico, tra la violenza dei cartelli e l’amore di una madre per il proprio figlio. “Il sale della terra” è anche uno dei libri più controversi dell’anno, o forse anche del decennio. Ma io questo non lo sapevo quando ho scelto questo incredibile libro e quando l’ho divorato pagina dopo pagina, senza riuscire a metterlo giù.
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Un libro in valigia: “La lunga strada per tornare a casa” di Saroo Brierley
Ci sono storie che ti rimangono dentro più di altre, storie che in qualche modo ti parlano dritte al cuore e ti catapultano tra le pagine e tra i personaggi. Sono storie che magari sono ci sono capitate tra le mani per puro caso, ma che una volta lì non siamo più riusciti a mettere giù. Con “La lunga strada per tornare a casa” di Saroo Brierley è stato così. Questo titolo non vi dice niente? Forse se parlo del film “Lion – La strada verso casa” però saprete immediatamente di cosa parlo, vero?
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Insieme a “The Choice“, il premio per il miglior libro letto negli ultimi due anni va sicuramente a questo libro. Ho amato fin da subito “The Passengers” di Eleanor Limprecht per quel suo essere ambientato a Sydney, nei quartieri che frequento quotidianamente da anni, negli anni appena prima e a cavallo della seconda guerra mondiale. Una storia d’amore, di lontananza, di speranza e di paura. Una storia che esplora i viaggi che compiano, i sacrifici che facciamo e la sofferenza che patiamo per amore. Una storia che racconta come quello che più desideriamo è quello che ci siamo lasciati alle spalle, un passato che continua a essere presente nonostante il passare del tempo.
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Un libro in valigia: “The Little Coffee Shop of Kabul” di Deborah Rodriguez
Come spesso accade ultimamente, sono capitata su questo libro per caso, al lavoro, quando l’ho trovato tra altri nella nostra piccola biblioteca. Mi ha attirato la copertina colorata, mi ha attirato il titolo e la descrizione sul retro e così ho cominciato a leggere: ed è stato amore a prima pagina! Un libro adatto soprattutto a un pubblico femminile, ma che sicuramente chiunque apprezzerà. Eccovi “The Little Coffee Shop of Kabul” di Deborah Rodriguez.
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Quando tuo padre rifiuta di crescerti e non è che un’occasionale voce al telefono, cresci con la voglia di amore. Quando a 15 anni ti diagnosticano un cancro al cervello, riesci ad apprezzare ancora di più la bellezza della vita. Quando la tua memoria si rifiuta di ricordare quello che non è emozione pura, ecco che la ricerca di sentimenti forti diventa il faro che guida il tuo cammino. Questa è la storia di Andrea Caschetto, quella che l’ha portato a fare il giro per il mondo regalando sorrisi ai bambini degli orfanotrofi e delle strade. È la storia che racconta nel suo libro “Dove nasce l’arcobaleno“, di cui vi voglio parlare oggi.
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Un libro in valigia: “Tre tazze di tè” di Greg Mortenson
Devo ringraziare Liz, una delle volontarie di Medici Senza Frontiere, per avermi fatto scoprire alcuni tra i libri più belli che abbia letto ultimamente. Tra questi c’era “Disgrace” di Coetzee, e “Tre tazze di tè” di Greg Mortenson e David Relin, di cui vi voglio parlare oggi. Un libro alla scoperta di un angolo di mondo lontano, remoto e ignorato dai più, in un momento storico di assoluta importanza. Un libro alla scoperta della generosità umana e dell’amore per il prossimo più genuino e altruista che ci sia.
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Da quando ho cominciato la rubrica “Un libro in valigia” vi ho sempre raccontato libri che parlano di viaggi o di altri luoghi. Viaggi che ti fanno scoprire un altro mondo, altre usanze e altre culture. La lettura in questo senso è un ottimo modo per viaggiare pur senza lasciare il proprio salotto di casa. Solitamente prediligo libri attuali, o per lo meno moderni. Con questo libro che sto per raccontarvi invece ho fatto un salto nel passato della Londra del 1896 e del suo impero in eterna espansione. Eccovi “Il profumo del caffè” di Anthony Capella.
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Un libro in valigia: “Vai e vivrai” di Radu Mihaileanu
Regalai questo libro al mio Big Brother nel 2005, in un momento molto delicato della nostra vita. Dopo la tragedia che ci privò di nostro padre e cambiò il resto della nostra vita, avevamo tutti bisogno di un lieto fine. Avevo tanto sentito parlare di questo libro e all’epoca lo trovai perfetto alla sensibilità di mio fratello e al suo interesse per la storia: lo divorammo entrambi in un battibaleno, lo adorò lui e lo amai io. E poi ovviamente me ne sono dimenticata, fino al mio recente viaggio in Italia, in cui mi è ricapitato tra le mani e sono tornata a leggerlo.
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Per molti leggere è una fuga dalla realtà, una distrazione dai problemi quotidiani; per altri la lettura è un viaggio complesso verso terre lontane, culture distanti e paesaggi sconosciuti. E poi c’è chi legge per capire, per approfondire, per migliorare la propria comprensione del mondo. Io ammetto umilmente di rientrare più nelle prime due categorie che nella terza, salvo quando proprio non sia un libro in particolare a inspirarmi. E con “Diventare sorelle a Teheran” di Massimo Paradiso è stato così.
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Quanto una delle volontarie dell’ufficio, durante la mia prima settimana di lavoro, mi ha offerto questo libricino da leggere, non ci ho dato molto peso e per un paio di mesi è rimasto a prendere polvere sulla mia scrivania. Ma un paio di settimane fa ho deciso finalmente di prenderlo in mano e ho divorato “Disgrace” di J.M.Coetzee in un battibaleno. D’altronde io sono fatta così: quando un libro mi prende non riesco a metterlo giù e per me questo è in assoluto il miglior tipo di libro!
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