L’Australia negli ultimi anni é diventata meta molto ambita sia come destinazione per turisti che per wannabe-expat. Dei motivi per scegliere questo bellissimo paese ve ne ho parlato molte volte (così come vi ho parlato di quelli per cui non sceglierlo), e trasferirsi in Australia é sicuramente una possibilità che fa gola a molti… ma non sempre realizzare questo sogno é facile o fattibile!
L’Australia infatti ha delle severissime leggi sull’immigrazione ed entrare – e soprattutto RIMANERE – nel paese non é per niente semplice. La sponsorizzazione da parte di uno sponsor é ovviamente la scelta migliore per tutti, ma anche la più difficile da ottenere. Ci sono altri visti per lavoratori e imprenditori, in cui non mi addentrerò, che non sono però alla portata di tutti. Per tutti gli altri comuni mortali la scelta più comune e semplice per estendere la permanenza in Australia – solitamente dopo avere usufruito del Working Holiday Visa – é richiedere un visto studentesco.
Vi avevo già spiegato i dettagli di questo visto in questo articolo, per cui non vi annoierò oltre. Quello su cui voglio soffermarmi oggi é sulla possibilità di fare un PhD per restare in Australia più a lungo. Voglio precisare subito che la mia scelta all’epoca di fare un PhD non fu dettata da esigenze di visto, ma é innegabile che per qualcuno questo sia il motivo principale per scegliere questo programma.
Innanzitutto, che cos’è un PhD?
Il PhD (o dottorato di ricerca) è un corso di studi di 3 anni (ufficialmente, anche se nella realtà ne può durare molti di più) che consiste nel condurre una ricerca su un argomento specifico sotto supervisione di un paio di professori (non necessariamente esperti nel settore). A seconda dell’area di ricerca, il PhD può comportare esperimenti di laboratorio, ricerca sul campo (anche all’estero), interviste o focus groups, questionari o altri metodi di ricerca qualitativi e quantitativi. Durante il PhD sarà possibile seguire dei corsi, fare tutoraggio, partecipare a conferenze etc, ma niente di tutto questo è obbligatorio o garantito. Sta al singolo studente muoversi attivamente in questo senso. Infine, il dottorato culmina in una tesi sostanziosa (in Australia si tratta di circa 80.000 parole) che solitamente non viene discussa, ma analizzata da tre esaminatori selezionati.
Perché il PhD e non, per dire, un Bachelor o Master?
Domanda validissima e sensata. Innanzitutto, diciamo che é un dato di fatto che moltissimi giovani e meno giovani che arrivano in Australia una laurea triennale già ce l’abbiano. Quindi ricominciare da zero qui in Australia ha poco senso, a meno di non voler cambiare totalmente il campo di interesse. Un Master invece é già un’opzione più valida a mio avviso, perché permette di specializzarsi ulteriormente in un campo in cui già si é studiato, di ottenere una laurea in un’università inglese, ecc ecc. Il problema del Master e in maniera molto maggiore di un Bachelor é che questi corsi di studio raramente prevedono la possibilità di ottenere borse di studio. L’Australia vanta un numero altissimo (in alcune facoltà e università sono addirittura la maggioranza) di studenti internazionali, per lo più asiatici, che pagano uno sproposito per studiare Down Under. Non c’é quindi, da parte delle università, alcun interesse ad offrire borse di studio per attirare ulteriori studenti stranieri. Per un Master qualche borsa di studio c’é, sia della singola istituzione che del governo, ma in numero nettamente minore rispetto a un PhD e le domande sono molte di più… Quindi la possibilità di avere un Bachelor o Master finanziato sono molto scarse e i prezzi per queste lauree molto alte!
Quali sono i vantaggi di un PhD?
- Possibilità di ottenere un visto: da un punto di vista prettamente pratico e materiale, essere ammessi a un dottorato di ricerca, solitamente, vi garantirà un visto per la durata del programma e, per lo meno in Australia, la possibilità di rimanere per un certo periodo nel paese dopo la fine del programma per cercare lavoro. E in un paese come l’Australia, dove è piuttosto difficile ottenere un visto per un periodo relativamente lungo, non è una cosa da sottovalutare.
- Possibilità di ottenere una borsa di studio: solitamente, chi fa un PhD all’estero, lo fa dietro borsa di studio. Come studente internazionale infatti, il dottorato avrebbe altrimenti costi proibitivi. Volete un esempio? Un anno di PhD in giurisprudenza all’University of Sydney senza borsa di studio vi costerebbe 40.000$ l’anno. E spesso la borsa non copre solo il costo delle tasse universitarie, ma prevede anche un piccolo stipendio (in Australia siamo intorno ai 27.000$ l’anno netti) che vi permette di studiare senza dovervi necessariamente trovare un altro lavoro. Inoltre, c’è la possibilità di fare domande per più borse una volta cominciato il dottorato, ad esempio per comprare dell’equipaggiamento che vi serve, oppure per presentare o partecipare a una conferenza o simili.
- Fare ricerca attiva e sul campo: la maggior parte dei dottorandi che ho conosciuto in questi anni sono stati attratti proprio dalla possibilità di fare ricerca attiva e sul campo durante il PhD. Personalmente, ho scoperto che questa possibilità dipende moltissimo dal campo di ricerca, dalle possibilità finanziarie, dalle tempistiche e dalla predisposizione di relatori e università. Organizzare ricerca attiva richiede molta pazienza, programmazione e spirito di iniziativa, e non è per tutti… ma è sicuramente una possibilità per molti!
- Il più alto livello di istruzione possibile: anche se è possibile fare un post-doc dopo il PhD, il dottorato di ricerca è il più alto livello di istruzione che è possibile ottenere. Insomma, più qualificati di così non si può essere, anche se ovviamente è possibile ottenere più di un dottorato (ma chi vorrebbe farlo a parte Sheldon Cooper?).
- Possibilità di insegnare all’università: generalmente – al giorno d’oggi – per diventare un professore universitario è necessario un PhD. Come lecturer forse non è sempre necessario, ma per diventare professore a tutti gli effetti, questo titolo è necessario. E se, come nel mio caso, insegnare non è nei vostri piani immediati, fa sempre comodo avere il dottorato in tasca per poterlo usare, in futuro, se i vostri piani cambieranno.
Quali sono le difficoltà di un PhD?
- Motivazione: chi inizia il PhD sa quando comincia, ma non può sapere quando finirà. In teoria il programma dura 3 anni ma, in pratica, finire entro 4 è un miracolo. In media se ne impiegano più di 5. Soprattutto se si prevede di fare ricerca sul campo, esperimenti o altri metodi di ricerca “hands on”, sarà molto difficile rientrare nei tempi previsti e la durata del PhD può estendersi significativamente. In tutto questo, è difficile mantenere la motivazione e l’entusiasmo per il progetto che si è iniziato. Nonostante la passione per l’argomento scelto, arriverà necessariamente un momento – di solito verso il secondo anno – in cui il solo pensiero di leggere o scrivere anche solo un’altra parola in materia ti fa venire il vomito. Momento che deve necessariamente passare, se non si vuole abbandonare il progetto.
- Originalità: è requisito del programma che la tesi ed il progetto siano “substantially original contribution to the knowledge of the subject concerned“. Questo comporta una pressione enorme durante l’intera durata del programma e, in particolare, nelle fase di stesura della tesi. Come essere originale? Che punto di vista diverso assumere? Da che angolo affrontare il problema? Queste sono solo alcune delle domande che affliggono i dottorandi dal primo all’ultimo giorno di PhD e la risposta non è per nulla facile o scontata, altrimenti saremmo tutti dottori. Inoltre, data la durata del progetto, è possibile che, mentre voi siete ancora strada facendo, qualcun altro vi “rubi” l’idea e pubblichi materiale in linea con il vostro pensiero. Dovrete allora essere bravi a sfruttare questo materiale in supporto alla vostra tesi, ma senza farvi perdere il vostro punto di vista originale.
- Ostacoli durante la ricerca: specialmente se si usano metodi “attivi”, è possibile e probabile che avrete qualche intoppo. Un esperimento che non viene, un participante da intervistare che si ritira, questionari non restituiti, ipotesi che si rivelano sbagliate. Fa parte della ricerca trovarsi in vicoli ciechi, dover fare dietrofront e ricominciare dall’inizio. Se va bene, una soluzione alternativa la si trova, se va male si deve pensare a un piano B. Sarebbe semplice gettare la spugna ed ammettere la sconfitta, ma qui entrano in gioco la creatività e la tenacia di un dottorando.
- Solitudine: personalmente questo è stato l’ostacolo più grande dei miei ultimi 4 anni, ma capisco che è una cosa molto personale e che dipende molto dal campo in cui si fa ricerca. Per chi lavora in laboratorio, ad esempio, o fa parte di una squadra, ovviamente questo problema non si pone. Ma per chi fa ricerca individuale, magari nella solitudine della propria casa o di una biblioteca, tutto questo tempo passato da soli può essere davvero alienante e bisogna fare uno sforzo per cercare di socializzare nel tempo che non si passa davanti al computer.
Cosa ci vuole per fare un PhD?
- Disciplina, tenacia e costanza: per fare fronte alle difficoltà di cui vi ho parlato sopra, per portare a termine un progetto lungo e complicato con il PhD, ci vogliono disciplina, costanza e tenacia. Come minimo. Se siete persone che si stufano a fare le stesse cose, che iniziano mille progetti ma non ne completano nessuno o ancora, che hanno continuamente bisogno di stimoli e input per andare avanti, allora il PhD non fa per voi.
- Self-management: spesso e volentieri come dottorandi sarete i padroni di voi stessi. Siete voi a dettare i vostri orari, i vostri obiettivi, i vostri traguardi; siete voi a dover riconoscere quando state procedendo bene, e quando invece state avendo difficoltà. Certamente avrete uno o più relatori che in teoria vi dovrebbero guidare in questo lungo percorso, ma non sempre faranno il loro dovere. Saranno sicuramente molto impegnati, e potrebbero non seguirvi come vorreste/avreste bisogno, e dovrete essere in grado di gestire il vostro progetto da soli.
- Capacità di lavorare/essere da solo: a seconda del campo di ricerca, potreste dover passare – come nel mio caso – tutte le vostre giornate da soli e per questo è essenziale che siate a vostro agio in solitudine. Non avere nessuno con cui chiacchierare, nessuno a cui chiedere consiglio, nessuno da cui essere caxxiati. Se tutto questo vi sembra impensabile, allora forse il PhD non fa per voi.
- Fortissimo interesse per un argomento specifico: come ho già detto, portare a termine un progetto della durata e complessità del PhD non è un gioco da ragazzi, le difficoltà sono tante e superarle è possibile SOLO se si ha un forte interesse per l’argomento scelto. Se l’interesse e la passione non ci sono (se, per esempio, si sceglie un argomento dietro indicazione del relatore), vi posso assicurare che sarà molto difficile raggiungere la fine.
- In questa lista non ho volutamente incluso l’ottima conoscenza della lingua straniera, perché per me è scontato. Ma è ovvio che questo è forse il requisito principale per poter fare un PhD. Questo va oltre il gergo tecnico della materia o la grammatica, e comprende una più ampia padronanza della lingua. Per farvi un esempio, mentre in Italia fin dalle elementari siamo incoraggiati a scrivere periodi lunghi e complessi, qui in Australia si prediligono invece frasi corte e semplici. Inoltre, ci sono parole che in italiano hanno una connotazione positiva, mentre in inglese la stessa parola ha un valore negativo. Una confusione incredibile.
Il PhD non è sicuramente un percorso facile: già essere ammessi e ottenere la borsa di studio è difficile, ma la parte più difficile viene una volta cominciato. Infatti non è per niente facile portare avanti un progetto per almeno 3 anni, relazionarsi con la facoltà, e stabilire un rapporto stimolante con il proprio relatore. C’è molta pressione affinché la tesi e il progetto siano originali e innovativi, e non è certamente facile scrivere una tesi di quel calibro.
Ma le soddisfazioni sono sicuramente tante e le possibilità di trovare un buon lavoro dopo la laurea parrebbero aumentare. Tutto questo per dirvi che fare un PhD per rimanere in Australia, se volete davvero rimanere in Australia, e siete intenzionati a studiare per farlo, potrebbe essere una valida alternativa. Ma non aspettatevi che sia una passeggiata: io vi ho avvisato, eh?
Last Updated on 15/01/2025 by Diario dal Mondo
Claudia, ma e’ vero quello che mi dicono, che in Australia il copy editor per la PhD dissertation e’ offerto gratuitamente dall’universitá? Se sí, sono invidiosissima! 🙂
Non proprio… Cioe’, se hai una borsa di studio puoi farti rimborsare un tot per il copy editor, che di solito copre piu’ o meno la meta’ del costo.