A giugno saranno 6 anni da quando mi sono trasferita in Australia permanentemente, e quasi 9 da quando ci ho messo piede per la prima volta. Prima Adelaide era casa, poi lo é diventata Sydney, da ormai 4 anni e mezzo. In Australia abbiamo metà famiglia, qui a Sydney abbiamo comprato casa e quaggiù abbiamo l’Avvocato ha avviato una carriera di successo. L’Australia e Sydney dovrebbero essere decisamente casa, e per molti versi lo sono… ma perché a volte allora proprio non mi sento a casa qui?
Avete mai avuto la sensazione di stare in una bolla? Di vedere il mondo attraverso l’ovatta e di vivere come sospesi e isolati dalla realtà che vi circonda? Ecco, a volte io qui mi sento così. A volte mi sento di passaggio, mi sento temporanea e straniera, così come mi sentivo durante i miei periodi di scambio all’estero. Ho la sensazione che questa sia casa per il momento, in attesa di tornare nella mia vera casa.
Una sensazione e un atteggiamento che avevano molto più senso quando ero effettivamente di passaggio e quando avevo realmente una “data di scadenza” in quel paese. Ma adesso? Ora che sono qui da anni, ora che sono diventata cittadina australiana e ora che sogno di rimanere qui, in questo paese che amo, perché continuo a sentirmi così?
Difficile trovare una risposta ovviamente, ma qualche idea negli anni me la sono fatta. Penso che il motivo principale sia che qui mi manca una rete di supporto: mentre a casa in Italia ho famiglia e amici su cui contare nella gioia e nel dolore, purtroppo qui non posso assolutamente dire la stessa cosa. Innanzitutto qui a Sydney non abbiamo famiglia: i suoceri e i cognati vivono in altre città australiane, e se va bene ci vediamo 1/2 volte l’anno, non di più. E ci sentiamo poco più spesso! Come vi avevo già raccontato qui, il concetto di famiglia in Australia é diverso da quello che abbiamo in Italia: non manca certo l’affetto, ma manca la presenza psicologica e materiale tra i membri della famiglia. Secondo, mentre in Italia ho amiche storiche con cui sono cresciuta e che fanno parte della mia vita nonostante la distanza, qui é molto più difficile instaurare rapporti così profondi e duraturi. Sarà l’età diversa, saranno le diverse priorità che ognuno di noi ha, sarà che molti qui sono di passaggio, ma quella profondità di sentimento e quel supporto incondizionato qui al momento non ce l’ho (o meglio, non ce l’ho più dopo che le mie due super amiche hanno lasciato Sydney).
E, in parte, penso che a contribuire a questa mia sensazione di precarietà e passaggio ci sia anche il fatto che sono praticamente sempre io a tornare in Italia. Mamma e brothers sono venuti a trovarmi una volta sola a testa in tutti questi anni, di amici non se n’é visto ancora mezzo (ma per fortuna presto ripareremo anche a questo), e siamo noi quasi a ogni anno ad attraversare il mondo verso l’Italia. Sono certa che se avessi l’opportunità di condividere questo mio mondo con i miei affetti italiani, questo diventerebbe meno effimero e più reale. Non sarebbe più solo il mondo mio e dell’Avvocato, ma un universo costellato di affetti italo-australiani. Che bel mondo sarebbe!
Capita anche a voi in giro per il mondo di sentirvi così? É possibile, nonostante la cittadinanza, la casa di proprietà, un titolo di studio e un lavoro (non proprio a tempo permanente per me per il momento) in un paese, di non sentirsi a casa? Di non sentirsi ancora radicati? È possibile, nonostante l’amore infinito per questo paese e il desiderio di rimanere qui nel lungo periodo, si sentirsi ancora di passaggio?
Last Updated on 14/07/2021 by Diario dal Mondo
Si può, eccome se si può! Ci rifletto molto anch’io ultimamente, da quest’anno australiano ma anche da prima, quando stavo a Parigi, “dietro l’angolo” rispetto a ora. Mi sono detta che forse è una questione anche di come cambiamo percezione delle cose man mano che cresciamo. Tra i 30 e i 40 anni si è in una fase della vita in cui si sono già fatti tanti cambiamenti, ma si ha ancora un po’ di quella flessibilità per sapere che potrebbero essercene altri, anche se magari non sono in programma. Secondo me inconsciamente questo crea, proprio a livello cognitivo, una sorta di spaesamento. Ti costruisci i tuoi ricordi faticosamente in un posto, e poi devi sradicarti. Hai legami con qualcuno e poi realizzi che la tua vita non sarà nello stesso posto di quel qualcuno. Come puoi sentirti davvero a casa in un posto, dal momento che lasci tanto dietro di te? E poi più uno va avanti con la vita più si rende conto che ci sono tante cose che meriterebbero di essere approfondite, ma non abbiamo più vent’anni e sappiamo di non avere tutto il tempo del mondo.
Insomma, alle tue domande non ho una risposta, ma volevo dirti che non sei sola a portele!
Grazie per aver condiviso la tua esperienza, cara! E’ sicuramente rincuorante leggere di non essere l’unica a sentirmi cosi’. Penso (e spero) che magari quando avremo figli e ci creeremo ancora piu’ ricordi legati a questa citta’ e questo paese, che la sensazione di appartenere prevarra’ su quella di sentirsi estranei.
a me capita la stessa cosa pur vivendo in Italia ma in una città diversa da quella in cui sono nata, tutti i miei affetti e amicizie sono distanti 1300 km. Sono quasi 20 anni che abito lontano da casa ma mi sento sempre in prestito per fortuna che esistono le video chiamate così riesco a collegarmi con la mia famiglia al Sud…
Sicuramente non bisogna andare dall’altro capo del mondo per sentirsi “fuori luogo” in un posto che non è casa. Io amo stare qui, ma non posso evitare quella sensazione di “essere ospite” nonostante tutto
La mia esperienza è come la tua, ma nel piccolissimo.
Ho vissuto quasi tutta la mia vita in un paesino e da 4 anni mi sono spostata in una grande città e vivo le tue stesse sensazioni. Una sorta di provvisorietà e come la chiami tu “la bolla”. Non so, forse il reset del cuore non è una cosa così automatica.
Ti auguro comunque il meglio per la tua vita australiana.
Grazie mille Elisabetta. Spesso il passaggio da paesino a città può essere altrettanto traumatizzante! Sicuramente per me incide il fatto che tutti i miei cari sono rimasti “di là”. Fossero qui con me forse questa nuova città sarebbe più casa…
Penso che sia naturale, e che in parte possa anche essere positivo, o almeno addictive: alla fine l’adrenalina dell’espatrio ci piace, altrimenti non faremmo la vita che facciamo. Credo che d’altronde questa sensazione di estraneita’ sia possibile anche nel paese dove si nasce, quindi…
Hai sicuramente ragione: anche nel posto dove si è nati e cresciuti ci si può sentire estranei, ma onestamente a me sorprende che dopo tutti questi anni e le radici che abbiamo messo ancora mi senta così a volte….