Il mio Big Brother ha solo 3 anni più di me, e per questo mi è sempre stato davanti, ma non troppo lontano. Dalle elementari alle superiori, dal corso di sci a quello di basket, lui è sempre stato 3 passi avanti, pronto a mostrarmi la via e a fare da apripista. Certo, non sempre ne sono stata contenta, sono sempre stata ribelle dentro (e anche fuori) e volevo fare le cose di testa mia e a modo mio, senza dover sempre seguire il suo esempio. Ma senza dubbio, il fatto di avere il fratellone nella stessa scuola, o nello stesso liceo, o nella stessa società sportiva, mi ha sempre incoraggiato a buttarmi in avventure nuove.
Quando ero più piccola non sempre ne avevo bisogno. Anzi. Alla tenera età di 8 anni ho chiesto a mia madre di farmi partire per una vacanza estiva organizzata dal suo lavoro per i figli dei dipendenti. Mio fratello non aveva mai voluto andare, mia nonna non voleva mandarmi, ma io mi sono intestardita e, senza conoscere nessuno, sono andata a farmi le mie belle 3 settimane di vacanza da sola. Alla partenza dei pullman a Milano tutti piangevano e io sorridevo. Al ritorno a Milano, tutti sorridevano e io piangevo. Un segno del futuro da expat che sarebbe stato?
Però diciamo che crescendo, l’avere qualcuno su cui fare riferimento è diventato sempre più importante. Negli anni pieni di insicurezza della prima e seconda adolescenza, quando il prendere decisioni piccole e grandi provoca enorme scompiglio, l’avere qualcuno che ci guidi, camminandoci davanti (ma a debita distanza) con un lanternino è un gran sollievo. E così ho scelto il liceo scientifico, io che di scientifico non ho proprio niente (anche se sognavo di fare il medico), perchè mio fratello andava già in quella scuola e anche la mia migliore amica ci sarebbe andata (guarda caso anche sua sorella andava già in quell’istituto). A 12 certe decisioni sono davvero difficili da prendere, e il fatto di avere chi mi faceva strada e in un senso già aveva scelto per me, sicuramente mi ha semplificato il compito. Anche se poi quel liceo davvero non faceva per me e avrei dovuto scegliere di testa mia… ma questa è un’altra storia…
Ho scelto scuole, sport, volontariato e anche forti esperienze di vita (come l’anno all’estero alle superiori) perchè c’era qualcuno lì con me pronto a condividere l’esperienza, o a mostrarmi la vita. Ero una ragazzina e adolescente dalle mille insicurezze, non mi piacevo, non stavo bene con me stessa, e avevo sempre il timore di non piacere agli altri. Ragazzi per cui avevo una cotta o amiche a cui mi attaccavo morbosamente, avevo sempre paura di venire scartata per qualcun’altra. E così in tante cose seguivo gli altri, avevo bisogno dell’approvazione del gruppo e del conforto di sapere che quello che stavo facendo era giusto (o figo, a seconda dei punti di vista). Mamma mia che brutti gli anni dell’adolescenza… davvero sono contenta che siano passati e non ho nessuna voglia di riviverli un domani come madre!
Le esperienza all’estero prima e l’espatrio definitivo poi in questo mi hanno cambiato moltissimo. Adesso mi lancio, faccio attività e sport che mai avrei pensato di fare, dove non conosco nessuno, e neanche mi interessa più di tanto. Ovviamente non mi farebbe schifo ampliare il giro di conoscenze, ma vado a zumba, acqua gym o yoga per l’attività in sè, non per stare con le amiche. Se una volta andavo a nuoto per chiaccherare con la mia amica, adesso vado per perdere peso. Se una volta andavo a danza perchè ci andavano le mie amiche (anche quando era evidente che io di talento proprio non ne avevo), adesso vado a zumba perchè mi diverto da morire. Se una volta mai sarei andata ad acquagym, dove la media è decisamente over 60, adesso me ne frego e penso ai benefici per la mia schiena. La me di 10/15 anni fa avrebbe fatto esattamente l’opposto, facendo cose che non le piacevano pur di stare con le amiche o farle felici…
L’espatrio mi ha insegnato a pensare a me stessa prima che agli altri. Mi ha insegnato a stare bene con me stessa, che è il requisito per stare bene con gli altri. L’espatrio mi ha insegnato che non ho bisogno del sostegno nè dell’approvazione di nessuno, perchè in questa vita sono solo io a sapere quello che è giusto per me. L’espatrio mi ha insegnato che forse avevo capito tutto da bambina, che “mi ero capita meglio a 12 anni che non a 18”. L’espatrio mi ha insegnato a credere in me stessa.
Last Updated on 01/05/2024 by Diario dal Mondo
Concordo pienamente con te, è un percorso di crescita e i consigli dei genitori sono gli ultimi ad essere ascoltati!
Durante l’adolescenza e’ sicuramente cosi…. d’altronde e’ un percorso di crescita che tutti devono affrontare… e crescere significa anche capire quando si sbaglia e imparare dai propri sbagli
Mi ci ritrovo tantissimo anche io! Pure se non sono sicura che sia solo l’espatrio… magari e’ in generale crescere? Io ho iniziato a sentirmi davvero bene con me stessa a vent’anni che stavo in Italia ma vivevo da sola per l’universita’, quindi forse basta uscire dall’adolescenza. L’espatrio pero’ di sicuro ti rende piu’ indipendente e spesso ti ritrovi sola, quindi ora ho molto piu’ la filosofia che se voglio fare una cosa la faccio, indipendentemente dall’avere amici o meno che stanno con me.
Sono contenta che in tanti si ritrovino nella mia esperienza, perchè vuol dire che sono tante le persone sicure di sè! Penso che non sia solo l’espatrio, ma forse questo accelleri un processo che per natura dovrebbe succedere da solo… che ne pensi?
Come ti capisco! L’espatrio ha cambiato profondamente anche me, ha reso la mia incredibile timidezza molto più gestibile, mi ha insegnato la socialità e a sentirmi molto più sicura. Una vera e propria trasformazione!
Il ritrovarsi in un mondo nuovo a doversi relazionare con sconosciuti in una lingua che non è la nostra sicuramente non può che farci uscire dal nostro guscio… Speriamo che questi cambiamenti positivi rimangano anche adesso che sei tornata in Italia! xx
Questo post potrei averlo scritto io. Sono sempre stata un’insicura, convinta di non piacere al mondo, con mille paranoie, ma l’espatrio prima e l’arrivo dei figli poi mi hanno aiutato a credere in me stessa. Ora me ne frego di ciò che la gente pensa di me e faccio ciò che credo giusto o che mi piace e fa star bene.
Penso che siano conseguenze necessarie all’espatrio. Quando ti trovi in un posto nuovo, senza punti di riferimento nè persone su cui contare, devi trovare in te stessa la forza e le qualità (nascoste) per affrontare la nuova vita…