E’ molto tempo che ho in mente di scrivere del concetto di famiglia in Australia, ma non sono mai riuscita a concepirlo nel modo giusto. Non voglio offendere nessuno, certamente non la mia famiglia australiana, e quindi cercherò di riportare i fatti con le pinze, limitando al massimo i miei giudizi. Mi direte poi se ci sono riuscita! Ecco la mia percezione del concetto e ruolo della famiglia in Australia, dopo 5 anni di vita Down Under, ma soprattutto dopo quasi 9 anni di relazione con un australiano!
Cominciamo con una premessa dovuta e giusta. In Italia abbiamo un concetto di famiglia molto particolare: la famiglia, quella ristretta e quella allargata, infatti ha un ruolo fondamentale nella vita della maggior parte degli italiani. Per la maggior parte degli italiani, il pranzo della domenica si passa in famiglia, la mamma si chiama una volta al giorno e la suocera va tenuta a distanza di sicurezza sempre e comunque. I nostri genitori si assumono la responsabilità dei figli finché questi non sono in grado di camminare con le loro gambe… anche quando questi hanno quasi 40 anni! I nostri figli crescono protetti, coccolati, ai nostri figli è tutto dovuto, anche quando hanno l’età per avere figli a loro volta. I nostri genitori non incoraggiano i figli a lasciare il nido e i nostri figli sono sempre più restii a farlo. Insomma, non vi dico niente di nuovo, giusto?
Ecco, niente di questo si può dire per l’australiano medio, quello di discendenza anglosassone per dire. Ovviamente non posso e non voglio generalizzare, ma vorrei riportare solo le mie osservazioni, affinchè ognuno possa trarre le sue conseguenze. Quello che ho notato nella famiglia di mio marito e in quelle di altri australiani di origine inglese è invece una freddezza e una forte indipendenza all’interno della famiglia. Tutto questo ovviamente non implica una mancanza di affetto o di interesse reciproco, ma questo amore si traduce in atteggiamenti decisamente diversi da quelli a cui sono abituata. Sarà che gli inglesi/anglosassoni non sono particolarmente calorosi come popolo, ma mi ha decisamente stupita vedere questa loro caratteristica riflessa anche nei rapporti famigliari.
Vi faccio qualche esempio. Dicevamo che in Italia è abbastanza normale sentirsi con i genitori una volta lasciato il nido (e se non ci sono questioni irrisolte ovviamente): se non proprio quotidianamente, magari una o due volte alla settimana. Non necessariamente si fanno telefonate di ore, ma giusto un colpo di telefono o anche un semplice messaggio, per assicurarsi che tutti stiano bene, mi sembrano abbastanza normali. Ecco, qua ho sperimentato sulla mia pelle genitori che prendono un appuntamento per sentire i figli su Skype nel weekend più o meno una volta ogni 3 mesi. Non sto scherzando. Basterebbe alzare la cornetta o mandare un messaggio, ma evidentemente non si sente l’esigenza di sentirsi più spesso di così. E l’appuntamento per sentirsi mi ricorda molto il mio anno in USA quando dovevo accordarmi con i miei genitori per sentirci via telefono una volta ogni tot mesi, nell’era delle carte telefoniche e dei costi proibitivi.
Grazie a Dio nel frattempo è nato Facebook, che ci permette avere un’anteprima della vita dei nostri amici e parenti anche senza parlarci direttamente. E così qui si scoprono scoprono viaggi, problemi e traguardi dei propri famigliari tramite una foto o un post su Facebook, come se fossero l’ultimo dei conoscenti, o quel compagno di elementari con cui non parli da 20 anni!
Ho constatato con i miei occhi e sentito con le mie orecchie come qui in famiglia sostanzialmente non ci si parla. Al di là del non sentirsi se si vive in città diverse, qui c’è, a mio avviso, una netta divisione tra la vita personale e la vita in famiglia: ai famigliari si dice lo stresso indispensabile, ci si limita a condividere la superficie, mentre tutto il resto rimane nascosto all’interno della coppia. Le belle notizie vengono condivise dopo, quasi come se fosse un dovere il rendere i famigliari partecipi, mentre i problemi vengono nascosti e restano tabù. E così si scopre, per vie traverse, che quella parente stretta stretta non può avere figli: ma siccome non è stata lei a dircelo, bisogna far finta di non sapere niente, evitando di fare domande (perchè alla fin fine noi sappiamo) ma senza dare troppo peso al fatto che di bambini non se ne vedono. Insomma, un gioco estenuante per una abituata a condividere le cose importanti – belle o brutte – con i miei cari, e a ricevere da loro congratulazioni e supporto.
Non parliamo poi della famiglia allargata. Se già non ci si parla con la propria famiglia, figurarsi con zii e cugini. Finchè i bambini sono piccoli penso che tendano ad avere rapporti più stretti, ma una volta che i figli crescono i rapporti con il parentado si allentano di molto. Soprattutto se vivono in un’altra città, è raro che questi parenti facciano parte della nostra vita, di loro non si sa niente e non ci si sente se non in occasione di una visita nella loro città, e si scoprono gioie e dolori solitamente tramite la newsletter di Natale della famiglia!
L’Australia è sicuramente un paese grande e la mobilità interna è molto diffusa. E’ normale essere nati in una città, cresciuti in un’altra e infine andare a lavorare in un’altra ancora. Per questo è assai normale avere figli e parenti sparsi un po’ per tutto il paese: i miei suoceri ad esempio sono nati a Melbourne e a Sydney, hanno cresciuto la famiglia ad Adelaide, e adesso hanno un figlio ad Adelaide, uno a Melbourne e uno a Sydney, oltre che nipoti a Perth e a Darwin. L’Australia è un paese grande, dicevamo, ma i voli hanno prezzi abbordabili e tra le principali città della costa est c’è comunque solo un’ora o un’ora e mezza di volo. Distanze e costi che permettono assolutamente una visita durante il weekend o un ponte. Ma voi i parenti in visita li avete mai visti? Perchè noi, in 4 e passa anni di vita a Sydney abbiamo ricevuto i suoceri forse 3/4 volte (e tutte le volte erano di passaggio), e la sorella un paio di volte perchè aveva una conferenza in città. Il fratello non è pervenuto. Insomma, nonostante la facilità di movimento, non ci si vede se non a Natale e in occasione di altre feste speciali!
Ecco, questa è la mia esperienza con le famiglie australiane di origine anglosassone. Certamente non posso nè voglio fare di tutta l’erba un fascio. Sicuramente ci sono famiglie dai rapporti inesistenti anche in Italia, così come sicuramente ci sono famiglie molto unite anche qui. Ma questo è sicuramente quello che ho notato durante questi miei anni di vita Down Under, e devo dire che mi ha sempre lasciato un po’ perplessa. Non solo: mi ha anche fatto rivalutare, e molto, quanto unita e presente sia la mia famiglia in Italia! Non tutti i mali vengono per nuocere, allora!
E voi cosa ne pensate? Avete fatto caso a come i locali nel vostro paese di adozione si relazionano tra di loro?
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Last Updated on 14/07/2021 by Diario dal Mondo
Ho visto cose simili pure negli stati uniti (tipo: amico che compra casa con la fidanzata e la madre lo scopre da facebook). Pero’ a dirla tutta, anche se io i miei li sento via messaggio tutti i giorni, certe volte ci sono cose molto importanti che non ci diciamo. Sara’ la distanza, o sara’ che siamo fatti cosi’, pero’ il frequentarsi tante volte non vuol dire per forza condividere…
A volte penso che i rapporti famigliari in Italia siano fin troppo stretti, però devo ammettere che non mi piacerebbe proprio vivermi i rapporti con la mia famiglia con così scarsa partecipazione. In questo caso meglio davvero la famiglia all’italiana!
Potrei dire la stessa cosa della famiglia francese, con la difficoltà che tra matrimoni, divorzi, rimatrimoni non ci si capisce più nulla!!
Ma dai? Nel senso che le famiglie allargate e seconde famiglie sono molto comuni?
Post molto accurato, Claudia, da italiana con marito australiano confermo ogni parola! Alcuni anni fa Sofia, mia figlia che allora aveva 7/8 anni, ha fatto un disegno a scuola sulla famiglia. Nel disegno c’eravamo noi quattro, i miei genitori, mio fratello, mio cugino e la sua famiglia, con nomi e parentela ben in mostra. Le ho chiesto dove fossero la nonna e gli altri zii e cugini (3 fratelli di mio marito e 10 nipoti!!!) e lei mi ha guardato stupita…ahhh…vero…mi ero dimenticata! Da tener presente che tutta la famiglia di mio marito vive a Melbourne, a circa 10 km da noi! Che dire, sono bravissimi, gentili e in caso di bisogno ci sono, ma e’ facile dimenticarsi che esistono 😉
Fiuuu… sono contenta di avere l’approvazione di un’altra italiana nella mia stessa situazione! Sai, a volte mi sono chiesta se fosse così solo la famiglia di mio marito, ma col tempo mi sono resa conto che non è così… non è la sua famiglia a essere fredda, ma tutta la cultura da cui vengono! Devo ammettere che questo mi fa rimpiangere (ancora di più) il fatto di far crescere (un domani) i miei figli qui, senza l’appoggio della famiglia italiana… ma insomma, i vantaggi li conosciamo bene!
Penso sia possibile riuscire a coinvolgere la nostra famiglia pur vivendo dall’altra parte del mondo. Ripensandoci devo dire che, per come sono fatta io, forse il fatto che fossero lontani mi ha quasi avvicinato. Non so se avrei sopportato il coinvolgimento intensivo della famiglia italiana 😉 In questo modo sono riuscita a trovare un buon compromesso.
Si quello è vero… anche io mi sono avvicinata alla mia famiglia vivendo lontano, però è innegabile che quando hai figli é bello avere la famiglia allargata vicina…