Bionda, minuta, carina, femminile e delicata. Dall’aspetto fisico non le daresti una lira come ricercatrice e attivista. Poi la senti parlare e la mandibola ti crolla. Lei, bionda e minuta, che si trova egualmente a suo agio a vivere tra i guerriglieri nella giungla della Colombia, nel nord dell’Iraq o in un sobborgo di Londra. Lei, per cui il concetto di casa, diversità e di distanza assumono un significato tutto particolare. Lei, pronta a partire per nazioni come il Gabon o il Kirghizistan non perchè ci sia qualcosa in questi paesi che lei voglia vedere a tutti i costi, ma perchè di questi paesi non sa niente e vuole scoprire cosa possano offrirle. Lei, che è il mio mito. Lei è Johanna.
Originaria di Perth, Australia, Johanna sta portando a termine (come me) un dottorato sul tema dei bambini soldato presso LaTrobe University di Melbourne. A differenza mia il suo dottorato è in antropologia ed è focalizzato sul reclutamento di bambini soldato da parte della FARC in Colombia. Questo progetto l’ha portata a vivere in alcune delle zone più problematiche della Colombia per 15 mesi, dove ha avuto modo di confrontarsi con ex bambini e adulti soldato in centri di riabilitazione e prigioni, o anche semplicemente per la strada. Ha coraggio da vendere Johanna e una determinazione e passione per quello che fa che la faranno sicuramente arrivare lontano.
Ma non sono solamente i bambini soldato a farla viaggiare per il mondo. Da qualche anno infatti Johanna ha creato MonMa, un progetto per la promozione dei diritti delle donne e la difesa delle donne in tutto il mondo. Ed è proprio di questo che voglio parlarvi oggi.
Johanna, raccontaci del perchè hai deciso di fondare MonMa e di quali sono gli obiettivi che questa tua associazione vorrebbe raggiungere.
Ho deciso di creare il Progetto MonMa dopo aver viaggiato in molte parti di mondo ed aver constatato quanta violenza e discriminazione esista contro le donne, ovunque. Continuo ad essere scioccata e disgustata da come la violenza contro le donne sia normalizzata, da quanto comune sia la violenza sessuale e da come molti uomini non battano nemmeno ciglio nel dichiarare che le donne sono cittadini di serie B. Mi batto per un cambiamento e voglio che ragazze e donne in tutto il mondo possano avere vite migliori e più sicure.
Quali sono i primi passi verso una reale e duratura protezione delle donne nel mondo?
L’atteggiamento delle persone. La maggior parte della discriminazione e violenza a cui assisto deriva da ciò che le persone accettano come la norma. La violenza contro le donne in tutto il mondo è ampiamente tollerata. Le persone scuotono le spalle, si girano dall’altra parte e dichiarano “è normale”. Quando qualcosa è “normalizzato”, continuerà ad esistere. La chiave del cambiamento è parlare, avere la forza di ammettere quando non siamo d’accordo con qualcosa. Uomini e donne devono riconoscere che la violenza domestica è sbagliata, che le molestie sessuali sono un reato e che nessuna ragazza o donna merita mai di essere vittima di violenza. A questo devono seguire leggi più forti per proteggere le donne e di conseguenza la vergogna per chi infrange queste leggi. Gli uomini che si sentono ed vengono fatti sentire in imbarazzo per essere stati violenti sono meno proni a ricorrere alla violenza un’altra volta.
In quali paesi del mondo ti ha portato MonMa?
Ho condotto progetti in molti paesi. Siamo stati nel campo per rifugiati di Sahrawi nel sud dell’Algeria, vivendo con i rifugiati e imparando i ruoli delle donne nel campo. Siamo stati due volte in Iraq del nord: la prima volta abbiamo approfondito la pratica degli “omicidi per onore” e la seconda volta per analizzare come la presenza dell’ISIS nella regione impatti sulle donne. Siamo stati sia in Argentina che in Madagascar per fare ricerca sul traffico umano, così come in Libano e Turchia per parlare con donne siriane riguardo la loro esperienza di vittime di violenza nei campi rifugiati. Più recentemente sono stata in Mozambico per approfondire la pratica di insegnanti che scambiano voti per favori sessuali. Ho condotto ricerca anche in Bahrain, Dubai, Svezia, Latvia, Sud Africa e Repubblica Ceca per parlare di violenza e discriminazione contro le donne a livello globale.
Dove hai riscontrato le peggiori condizioni per le donne?
Questa è una domanda difficile. La condizione attuale delle donne in tutto il mondo è molto difficile ma ogni paese presenta problemi specifici. Nel Medio Oriente e in Africa la discriminazione è spesso istituzionalizzata: alle donne è vietato l’accesso alla propria terra, la partecipazione in politica e di avere diritti sui propri figli. Ma problemi come la violenza sessuale, la violenza fisica di mariti contro le proprie mogli, o più semplicemente la discriminazione sulla base del sesso sono presenti in tutto il mondo.
Qual’è la reazione delle comunità locali al tuo progetto?
Dipende. Ho spesso ricevuto molto supporto e ci sono moltissime persone che sono d’accordo sul fatto che la violenza e la discriminazione contro le donne siano profondamente sbagliate. Purtroppo c’è ancora molta resistenza e molti uomini che cercano di screditarmi e diminuire l’importanza del problema su scala globale.
E ora dicci qualcosa di te: in quanti paesi al mondo hai vissuto?
Quando ero piccola ho vissuto in vari paesi, soprattutto in Australia e, più recentemente, in Colombia, Europa e Uganda.
Qual’è il paese dove non vorresti mai tornare e quello invece dove vorresti trasferirti domani?
Ci sono vari paesi in America Latina in cui non vorrei mai tornare, soprattutto a causa della violenza sessuale nelle strade che è semplicemente orribile. Non ho nessuna fretta di tornare in Turchia o nel Sud Est asiatico, ma vivrei felicemente in Europa o in Asia dell’est.
Dov’è casa per te?
Australia.
E per finire: ti senti mai sola nei tuoi viaggi in solitaria in giro per il mondo?
Ho amici in ogni parte del mondo. Questa è la cosa fantastica del viaggiare: l’opportunità di incontrare e conoscere persone splendide in ogni angolo della terra. Nonostante tutta la miseria e la discriminazione del mondo, c’è sempre qualcosa di bello da trovare. Specialmente quando incontro uomini e donne coraggiosi che hanno la forza di parlare per fare di questo mondo un posto migliore e assicurare che chiunque abbia la libertà di vivere con dignità, incluse le donne.
Ringrazio Johanna per aver dedicato del tempo a rispondere alle mie domande, ma ancora di più voglio ringraziarla per l’importantissimo lavoro che fa in giro per il mondo. Grazie per la passione che ci metti, grazie per metterti in gioco in prima persona per la difesa delle donne in tutto il mondo, grazie per credere che una sola persona può fare la differenza.
Last Updated on 14/07/2021 by Diario dal Mondo