Di lei vi avevo già parlato in questo post. E’ l’amica con cui posso prendere un caffè al volo; è l’amica con cui non devo fare progetti, perchè basta un messaggio; è l’amica con la panza che nonostante le sue 38 settimane mi ha soccorso quando sono svenuta. Ora la panza non ce l’ha più, al suo posto un bellissimo bambino. Ho seguito tutta la sua gravidanza al suo fianco: mi sono meravigliata con lei, mi sono preoccupata con lei, ho gioito con lei, mi sono emozionata con lei. La gravidanza è davvero un periodo straordinario, ma quando succede per la prima volta e soprattutto in un paese straniero, può fare anche paura. E siccome io ancora non ho esperienza direttamente su questo aspetto così unico della vita da expat, ho chiesto a lei di raccontare a me e a tutti voi cosa vuol dire portare avanti una gravidanza e dare alla luce un bambino da expat in Australia. Continue reading “La mia gravidanza in Australia – il racconto di una neomamma”
Categoria: expat life
Egoismo o ricerca della felicità?
Un pomeriggio, una splendida foto scattata in Nuova Zelanda e pubblicata dalla mia amica Emy sulla sua pagina facebook genera una conversazione che sfocia nella dubbio amletico più atroce per noi expat: “Nella vita conta di più la mia felicità o quella della mia famiglia?”.
E poi leggo un post della mia amica down under che mi spezza un po’ il cuore. E proprio lei, coraggiosa e sincera come sempre, ha il coraggio di fare la domanda che nessuno si vuole porre: “E cosi’ baratto. Mio fratello per una vita in Australia?”.
Passa qualche giorno, e ricevo questa email da una mia lettrice:
“(…) Sto cominciando a pensare di trasferirmi in Australia. Sopratutto per lui, che in Australia ha sicuramente un futuro migliore, ma anche per me perchè mi piacciono le sfide. Anche se già so che non sarà semplice per via dei costi, dei visti, etc. Però sono molto combattuta! A volte mi sento molto in colpa a partire per la mia famiglia, sopratutto per mio papà ( che preferirebbe rimanessi) e il mio cane. So che sono sopravvissuti benissimo anche nei 9 mesi che ho trascorso in Australia e so che si adatteranno. Ma a volte mi sento come egoista a pensare solo per me stessa. (…) Scusa questa LUNGHISSIMA mail, in tutto ciò, quello che poi in realtà volevo chiederti è: tu come vivi questa separazione dalla tua famiglia? E loro come la vivono? Tutto ciò che si può trovare in Australia…ovvero migliore stile di vita, carriera (ovviamente facendosi il culo), paesaggi magnifici, etc… compensa la mancanza della famiglia?”
Chi sceglie di partire allora è egoista? Noi expat scegliamo la nostra felicità contro quella dei nostri cari? Sì e no… cioè, di fondo sì, ma non è giusto porsi o porre queste domande, nè pretendere una risposta.
Non è la prima volta che sento frasi del genere, o che ricevo email da giovani che vorrebbero partire e/o rimanere all’estero, ma si sentono in colpa nei confronti di amici e famiglia che lasciano a casa, e mi chiedono un parere. Ecco il mio punto di vista.
Partiamo da una premessa: nessun viaggio è a senso unico. Per fortuna viviamo in un’epoca dove i biglietti aerei costano relativamente poco, ci sono mezzi di collegamento con città in tutto il mondo, e non esiste più il concetto di “biglietto di sola andata”. Se partite oggi, non avrete la sensazione dei migranti di una volta di non rivedere mai più la propria famiglia e di non mettere più piede sul suolo natio. State tranquilli. Ovunque voi decidiate di andare, potrete sempre tornare a trovare le vostre famiglie e loro potranno venire a trovare voi. Non sarete abbandonati e non abbandonerete le vostre famiglie. Si tratta solo di decidere dove passerete il prossimo periodo della vostra vita.
Non siete i primi a sentirvi egoisti per aver scelto di vivere lontano. Io l’ho fatto per anni. Mi si sono sentita e mi ci hanno fatto sentire. Ma poi mi sono resa conto che non dovevo scegliere tra la mia felicità e quella della mia famiglia, perché i miei cari vogliono comunque che io sia felice. Se lo sono io, lo sono anche loro. Se voi siete più felici all’estero, loro saranno felici per voi. Certo, qualsiasi genitore preferirebbe avere i propri figli accanto, piuttosto che a decine di migliaia di chilometri, e mia madre ancora mi fa pesare il fatto di essere all’estero. Ma parliamoci chiaro: la vita è la vostra. Se in questo momento della vostra vita avete il desiderio di partire, fatelo. Siete sempre in tempo a tornare a casa. E se qualcuno oserà darvi dell’egoista, voi rispondetegli che il vostro non è egoismo, ma coraggio. Perchè ci vuole coraggio per lasciare una vita che ci rende infelici, alla ricerca della nostra felicità.
Il mio consiglio è di non vivere questa scelta come una scelta di vita… Ma come una delle tante decisioni che dovrete prendere nella vita… Fate quello che sentite sia giusto per voi, adesso, in questo momento della vostra vita. In futuro poi vedrete!
Io tifo per l’estero, e per chi decide di partire!
ps: con questo non voglio dire che siano tutte rose e fiori, e che non senta la mancanza della famiglia. A volte mi sento molto sola e vorrei solo avere la mia mamma e le mie amiche accanto. Ma per il momento sento che il mio posto è qui. Nel momento in cui tutto questo non sarà più abbastanza, allora sarà giunto il momento di spostarmi altrove.
Questione di amicizia
A giugno saranno 4 anni che mi sono trasferita in Australia. Un anno e mezzo lavorando ad Adelaide e due e mezzo studiando (e brevemente lavorando) a Sydney. In questi quasi 4 anni di persone ne ho conosciute tante. Compagni di università dell’Avvocato, colleghe mie e colleghi suoi, altri ricercatori, tanti schermidori, italiani di passaggio come ero io una volta, zumbatrici, amici di amici, pallavoliste, italiani ormai radicati qui come spero di diventare un giorno, ecc. Eppure fino a 6 mesi fa mi sentivo sola. Continue reading “Questione di amicizia”
Visite
Quando si vive a più di 16.000 Km e 24 di volo da “casa”, è normale non aspettarsi tante visite. Noi expat extra-europei leggiamo con invidia i racconti degli expat europei delle frequenti visite di fratelli, genitori e amici, e sogniamo il giorno in cui anche noi potremo avere la fortuna di accogliere nel nostro nuovo mondo qualche parente o amico. Io ho dovuto aspettare 3 anni e mezzo per poterlo fare. Ben 1335 giorni prima che la mia vita vecchia incontrasse quella nuova sul suolo di adozione. A mio avviso un tempo lunghissimo, prima di poter dire: “Ecco, mamma/fratello/zia/amica mia, questa è la mia nuova casa”. Continue reading “Visite”
Insofferenza
La mia insofferenza verso gli italiani comincia all’imbarco del volo Singapore-Milano: per me sono quasi le 2 di mattina, sono già esausta e mi aspettano ancora due terzi del viaggio, e la mia tolleranza verso i miei connazionali è ai minimi storici…
Chi salta la coda…
Chi si lamenta di dover mostrare di nuovo il passaporto…
Chi si arrabbia perché in dogana gli hanno trattenuto i due chili di marmellate che aveva in valigia…
Chi urla come un pazzo al telefono…
E prosegue una volta salita a bordo.
Chi blocca il corridoio…
Chi spinge…
Chi fa commenti ad alta voce convinto che nessuno lo capisca…
Chi si lamenta del posto avuto…
Chi non spiccica una parola di inglese e quindi non capisce gli annunci, facendo l’opposto di quello che gli viene detto…
Chi esulta per le penne sul menù e schifa le portate più esotiche…
E finisce con mia madre che mi stressa affinchè mi vesta cosi e cola per fare bella figura con parenti e amici che non vedo da tanto tempo…
Con le commesse dei negozi e supermercati che sono talmente scortesi che pare ti stiano facendo un favore a servirti…
Con gli impiegati pubblici che non sanno fare il loro lavoro e mi fanno perdere un sacco di tempo…
Con l’assurda burocrazia di un paese antiquato che non prova neanche a stare al passo con la tecnologia…
Questo rientro in patria sembrava già partito male, e non posso dire che sia migliorato durante la mia vacanza. Che gli ultimi 9 mesi lontana da casa mi abbiano davvero resa intollerante e insofferente ai miei connazionali? Che ogni prossimo viaggio in Italia debba sempre essere cosi difficile?
Forse mi sono semplicemente integrata nel mio nuovo mondo australiano, e non sento più mie certe abitudini italiane? Forse è questo il motivo… anche perchè devo ammettere che in questo viaggio è stata la prima volta in cui ho sentito davvero la mancanza delle mie amiche in Australia 🙂
Tornare a casa… ma la casa dov’è?
Ricordo come fosse ieri la prima volta che ho volato sopra New York. Era il dicembre 2003 e stavo per passare il mio primo (e per il momento ultimo) Natale americano nella Grande Mela. Ricordo che il mio host dad insistette per farmi sedere vicino al finestrino per farmi ammirare il panorama della città illuminata… E che panorama! Milioni e milioni di luci che si estendevano in ogni direzione, intervallate ogni tanto da buchi neri là dove l’oceano incontrava la città. Con il naso incollato al finestrino, guardavo a bocca aperta lo spettacolo di New York sotto di me… Non credevo di poter vedere niente di più bello! Finché non sono ritornata a Seattle, e sorvolando le magnifiche montagne innevate dello Stato di Washington, ho capito che ai miei occhi l’artificialità di qualsiasi città non potrà mai battere la bellezza della natura. Continue reading “Tornare a casa… ma la casa dov’è?”
Il mio posto nel mondo
Dopo aver recentemente visto un articolo sui 59 motivi in cui Sydney può rovinarti la vita (in senso buono naturalmente), parlavo l’altra sera con l’Avvocato dei posti in cui sarei disponibile a trasferirmi oggi stesso, se potessi (post a seguire)… e mi sono resa conto che Sydney fa decisamente parte della mia top 3. Continue reading “Il mio posto nel mondo”
Il mio shock culturale in Australia
Le amiche di fuso hanno lanciato una bella iniziativa, esortando a riflettere su quelli che sono stati gli shock culturali del nostro espatrio. Partecipare a questa iniziativa è stato molto interessante, perché mi ha costretto a ripensare alle prime impressioni che questo paese mi ha fatto la prima volta che ci ho messo piede nel 2008, e poi di nuovo l’anno successivo e infine nel 2011 quando mi sono trasferita definitivamente qui. E mi rendo conto così che le emozioni più forti che l’Australia mi ha suscitato sono poi state confermate con il passare del tempo. Continue reading “Il mio shock culturale in Australia”
La ragazza con la valigia… 3 anni Down Under!
Quando a 16 anni i miei genitori mi hanno lasciato varcare le porte del mondo, non vedevo l’ora di spiccare il volo, prendere e andare il più lontano possibile dall’Italia, dai conflitti adolescenziali e da un paesino che mi stava stretto. Sognavo di andare via e non tornare più. E come si sa, certe volte i sogni diventano realtà. L’università prima e l’Amore dopo mi hanno permesso di girare il mondo, di vivere e conoscere paesi diversi, e di stare lontana da Milano. Da 3 anni oggi chiamo l’Australia casa mia, anche se per me “casa” è un concetto ancora in evoluzione. Continue reading “La ragazza con la valigia… 3 anni Down Under!”
Dolce ritornare
Un altro aereo. Un altro saluto. Un altro abbraccio. Un altro pianto. Un altro “arrivederci” muto gridato a questa terra che sorvolo. La mia campagna. La mia terra. Il mio paese. Di tutti i ritorni in patria degli ultimi 10 anni, questo è stato forse il più significativo e questo arrivederci il più difficile. Il mio primo viaggio senza la mia nonna ad aspettarmi, con il suo viso dolce e i suoi abbracci commossi. Non una vacanza di per sé; non troppi amici da rivedere; non troppe uscite mondane. Ma tanto tempo passato con chi conta veramente: la mia famiglia e le amiche a me più care. Tanto il tempo trascorso a (ri)scoprire il mio paesello e la mia campagna, con i suoi colori e i suoi odori. Poco il tempo passato nella frenesia della città, che ormai non mi attrae più e da qui rifuggo volentieri. Continue reading “Dolce ritornare”