Assistenza prenatale in Australia

Avete appena scoperto di essere incinte: congratulazioni! E ora? Se siete mamme per la prima volta o siete appena arrivate in Australia, è probabile che non sappiate da che parte cominciare per quanto riguarda l’assistenza prenatale durante la vostra gravidanza. A chi rivolgersi? Quali opzioni avete a disposizione? Quali esami dovete fare? Non vi preoccupate, ci sono passata anche io da first time mum alle prese con il sistema sanitario australiano. Conosco bene i dubbi, le preoccupazioni e la completa confusione di chi si trova a fare i conti per la prima volta con il mondo della maternità e per questo oggi voglio aiutarvi a navigare i meandri dell’assistenza prenatale in Australia.

Premessa: come probabilmente succede in Italia e nel resto del mondo, anche in Australia potete scegliere se avvalervi del sistema sanitario pubblico, per la vostra assistenza prenatale, oppure andare sul privato. Per le mie gravidanze mi sono affidata interamente al sistema pubblico con Medicare in NSW con la prima gravidanza e nel South Australia con la seconda, perciò la mia esperienza si basa esclusivamente su questa combinazione. In altri stati d’Australia le opzioni di cura potrebbero variare leggermente, così come cambierà sicuramente la vostra esperienza se scegliete di affidarvi al sistema privato, che non conosco assolutamente.

Opzioni di cura prenatale

In generale, se scegliete di fare la gravidanza e parto nel sistema pubblico, vi accorgerete presto che il vostro percorso sarà molto meno medicalizzato di quello che potreste pensare, a meno che ovviamente non abbiate delle ragioni mediche per fare più controlli o vedere personale medico più specializzato. La prima differenza con l’Italia è la quasi totale assenza di un ginecologo durante la gravidanza, perché le opzioni per la cura prenatale sono:

  • cura integrale nel vostro ospedale pubblico di riferimento, in cui vedrete un mix di ostetriche e medici, per le gravidanze a rischio o problematiche.
  • shared care, ovvero cura condivisa tra il vostro medico di base (se registrato per questo servizio) e l’ospedale pubblico di riferimento.
  • midwifes clinics, ovvero cura interamente affidata a un gruppo di ostetriche per gravidanze a basso rischio, ma in cui la partoriente vuole avvalersi di tutti i metodi di riduzione del dolore durante il travaglio.
  • midwifery continuity-of-care (o caseload midwifery), simile all’opzione precedente, ma in questo caso il numero di ostetriche che si vedrà durante la gravidanza è ridotto e tra queste una sarà sicuramente presente al parto. Questo tipo di assistenza è indicato per gravidanze a basso rischio in cui le partorienti vogliono partorire in modo naturale all’interno del birth centre. Madre e neonato vengono dimessi dall’ospedale entro 24 dalla nascita e la cura a opera delle ostetriche continua anche nelle prime settimane dopo il parto.

Se avete la fortuna di vivere una gravidanza normale e senza complicazioni, allora forse vedrete il vostro medico meno di quanto potreste immaginare o volere. Ma per quanto questo possa essere un po’ terrificante per mamme al primo parto, è una buona cosa perché vuol dire che la vostra gravidanza è semplice.

Per la mia prima gravidanza ho optato per la shared care e la mia assistenza prenatale è stata affidata quasi esclusivamente al mio medico di base (che ho scelto solo nel momento in cui ho scoperto di essere incinta), che ho visto ogni 4-6 settimane nel primo trimestre, una o due volte al mese nel secondo trimestre e ogni 2 settimane fino alla 36° settimana e poi ogni settimana nell’ultimo mese. In aggiunta a queste visite, ho avuto anche 3 appuntamenti con l’ostetrica di turno (non sempre la stessa) all’ospedale dove avrei partorito. Questi appuntamenti avvengono di solito tra la 14° e la 16° settimana, intorno alla 30° e l’ultimo circa alla 37° settimana. In tutti gli appuntamenti che ho avuto, sia con il medico di famiglia che con l’ostetrica, di routine mi è stata presa la pressione, il peso, controllata l’urina per verificare la presenza di proteine (segno di pre-eclampsia), ascoltato il battito del feto e misurato il fondo uterino.

Per la mia seconda gravidanza invece ho avuto la fortuna di essere ammessa nel programma della midwifery continuity-of-care (o caseload midwifery). Tenete presente che questo programma è molto popolare perciò il vostro medico di base deve fare richiesta il prima possibile per assicurarvi un posto (ma neanche in questo caso è sicuro che veniate accettate). La differenza tra questa cura antenatale e quella della mia prima gravidanza è enorme. La frequenza delle visite è la stessa ma tutte le visite avvengono con la propria ostetrica di riferimento o, in caso questa sia ammalata o in ferie, con una delle altre che fanno parte del gruppo (nel caso del mio ospedale erano 3 ostetriche): queste avvengono solitamente a casa propria ma si può anche decidere di andare in ospedale. A ogni visita mi è stata presa solo la pressione, controllato il battito mio e del bebè e misurato il fondo uterino. Il peso non mi è mai stato controllato in questa gravidanza, così come non mi sono mai state controllate le urine di routine: non so se questa differenza tra la mia prima e seconda gravidanza è legata allo stato in cui mi trovavo o al modello di cura che ho scelto.

In qualsiasi modello di cura scegliete, in Australia c’è la possibilità di avere con sé, per la durata della gravidanza e durante il parto, uno/a studente/ssa di ostetricia, la student midwife. In Australia infatti, gli studenti di ostetricia sono tenuti a seguire un numero donne durante la gravidanza, il parto e dopo il parto sotto la supervisione di un’ostetrica o di un medico al fine di completare i loro studi. Ciò offre allo studente e alla donna l’opportunità di sperimentare la “continuità delle cure, termine usato per descrivere l’assistenza fornita dalla stessa ostetrica o gruppo di ostetriche durante la gravidanza, il parto e dopo il parto. Ovviamente l’assistenza fornita da qualcuno che si conosce fin dall’inizio della gravidanza e fino in fondo è stata trovata per migliorare l’esperienza complessiva del parto di una donna, ed è un’esperienza che io ho scelto di fare con la mia seconda gravidanza e che raccomando caldamente. Ogni università italiana che offre un corso di laurea in ostetricia ha la propria pagina di riferimento, oppure potete guardare sul gruppo Facebook Call the Student Midwife (Australia).

Esami ed ecografie standard

Durante la gravidanza, vengono eseguiti di routine gli esami del sangue standard. In aggiunta a questi ovviamente esistono esami facoltativi, come il test del DNA fetale, che potete fare privatamente, così come test più approfonditi, come la villocentesi e l’amniocentesi, che sono prescritti se ci sono sospetti di malformazioni o altri problemi al feto. Particolarità dell’Australia è quella di offrire alle mamme in attesa 4 vaccini e test che sono opzionali ma estremamente consigliati e passati dalla mutua in gravidanza:

  •  il vaccino contro la pertosse: da fare intorno alla 28° settimana, qui in Australia è assolutamente consigliato alle mamme in attesa ma anche ai parenti e amici stretti che passeranno molto tempo con il nascituro nelle prime 6 settimane di vita. Il vaccino contro la pertosse è valido solo per 10 anni e la pertosse è particolarmente pericolosa (anche letale) nei neonati, quindi qui è considerato un vaccino di assoluta importanza.
  • il vaccino antinfluenzale: fattibile a qualsiasi punto della gravidanza, ma consigliabile nel secondo trimestre, se il vaccino antinfluenzale non è già stato fatto prima dell’inizio della gravidanza.
  • il test per la tolleranza al glucosio: da fare intorno alla 28° settimana, per escludere il diabete gestazionale. Consiste in 3 esami del sangue da ripetere a distanza di un’ora e una bevanda ad alto contenuto di glucosio da bere a inizio test.
  • il tampone vaginale per streptococco di gruppo B: da fare intorno a 36 settimane, qualora dovesse risultare positivo se avrete un parto naturale (vaginale per intenderci) vi verranno somministrati degli antibiotici durante il travaglio per ridurre il rischio di trasmissione al bambino.

Per quanto riguarda il resto della cura prenatale, le ecografie standard passate dalla mutua sono di solito:

  • dating scan, per verificare che la gravidanza sia effettivamente in utero, valutare il numero dei feti e la presenza del battito cardiaco fetale, intorno alla 6°-8° settimana (NB: non tutti i dottori prescrivono questa ecografia, ma di norma si fa)
  • test combinato (bitest + translucenza nucale), intorno alla 12° settimana
  • ecografia morfologica, intorno alla 20° settimana

Normalmente, se avete una gravidanza singola e priva di complicazioni, tra la morfologica e il parto potreste non dover fare nessun’altra ecografia. Ovviamente questo può essere frustrante per la mamma in attesa e c’è quindi sempre la possibilità di fare un’ecografia extra a pagamento. In alcuni casi invece, il vostro medico di famiglia vi prescriverà un’ecografia intorno alla 30-32° settimana per valutare il corretto accrescimento del feto e controllare la sua presentazione e la posizione della placenta.

Costi dell’assistenza prenatale 

Avendo optato per il sistema pubblico, non sono incorsa in nessun corso per tutta la durata della mia gravidanza. Avendo avuto la fortuna di una gravidanza senza complicanze, ho scelto di non fare nessuna ecografia o esame aggiuntivo, e tutti quelli che ho fatto sono stati a costo zero, perché interamente passati dalla mutua. Inoltre, ho scelto di affidarmi a un medico di base in un centro che offre il bulk billing (= sistema di visite per cui il paziente non paga niente, e il centro medico fattura direttamente a Medicare, che procederà al pagamento senza che il paziente debba mai sborsare un cent per la visita), e quindi anche tutte le mie visite presso il medico di famiglia (e ovviamente in ospedale) sono state gratuite. Non in tutte le città è però facile trovare centri che accettino di fare tutte le ecografie e gli esami in bulk billing: il mio consiglio è quello di chiamare e chiedere a diversi centri, per trovare quello che soddisfi le vostre esigenze e di non credere al fatto che tutte le ecografie siano a pagamento, perché non è così.


Questo è stata la mia esperienza con l’assistenza prenatale a Sydney e ad Adelaide. Onestamente non posso che parlare bene del sistema: mi sono sentita seguita ma non perseguitata dal mio medico di riferimento, mi sono sentita in controllo del mio corpo e della mia gravidanza ma supportata nel momento del bisogno. E, soprattutto, ho potuto adattare l’assistenza che ho ricevuto alle mie necessità e preferenze senza sentirmi necessariamente costretta a sottopormi a qualcosa che non condividevo.


Last Updated on 05/09/2022 by Diario dal Mondo

6 thoughts on “Assistenza prenatale in Australia

  1. Ciao l’atticol Mi piace molto, è interessante e assai ultilee!!
    Solo una cosa ma in quale ospedale ti sei affidata visto che qui a Sydney c’è ne sono molti molti …

    1. Il mio ospedale di riferimento è l’RPA di Sydney, ma funzionano tutti nello stesso modo se ti affidi al sistema pubblico e se opti per fare la shared care.

  2. E’ molto simile a quello che ho ricevuto io nel pubblico in Italia (ad eccezione dei vaccini che non sono obbligatori).
    Purtroppo però io capitavo sempre con la stessa ostetrica con cui non c’era nemmeno un po’ di feeling e non si poteva cambiare.
    La ginecologa del consultorio poi a fine giugno, quando ero alla 36 sett. con valori completamente sballati, tra pressione, diabete gest, … se ne è andata in ferie dicendo di stare tranquilla… due giorni dopo sono stata ricoverata d’urgenza!!
    Il sistema è fatto bene, peccato ogni tanto si trovino di questi soggetti.

    1. Neanche qui i vaccini sono obbligatori ma altamente consigliati. Peccato che tu non abbia avuto la possibilità di cambiare ostetrica se con lei non ti trovavi… e che i medici che hai trovato durante il percorso fossero così incompetenti!

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