Dopo l’estenuante ricerca del lavoro full-time e a tempo indeterminato che ha caratterizzato i sei mesi post-consegna della mia tesi di dottorato, quando ormai avevo perso le speranze e mi ero rassegnata a continuare con il mio part-time presso AFS, ecco arrivare l’àncora di salvezza da parte di MSF. L’impiego presso Medici senza Frontiere è arrivato all’improvviso e in modo del tutto inaspettato: avevo infatti fatto domanda per fare volontariato in ufficio – che non si sa mai, e intanto mi fa entrare nell’organizzazione – ma nel frattempo si era aperta una posizione per cui avevo fatto domanda forse un anno prima senza successo e potevo fare un colloquio se lo volevo.
Neanche a dirlo, non avevo idea di che posizione fosse, fino a quando non mi hanno mandato nuovamente la descrizione. Il lavoro non era quello che avrei voluto ottenere in quel momento – dopo la fine del PhD aspiravo a una posizione superiore, mentre quella era proprio al livello minimo. Ma poi ho guardato in faccia la realtà e mi sono detta che un lavoro full-time a tempo indeterminato non si rifiuta mai, a prescindere. E così è cominciata la mia storia con Medici senza Frontiere. Una storia che era forse già scritta nelle stelle.
Una storia che continua ancora ad oggi (grazie al cielo). Sempre nello stesso ruolo di base. Un ruolo che non mi fa fare i salti di gioia, ma che allo stesso tempo non mi fa gelare al pensiero di dover andare in ufficio il lunedì mattina. Un ruolo che è vitale per il funzionamento dell’ufficio di Sydney, che a sua volta ricopre una funzione essenziale per tantissimi progetti in tutto il mondo. Ma è un ruolo che vorrei ricoprire a lungo termine? Decisamente no! E chi mi sta intorno (fuori dall’ufficio, ovviamente) questo lo sa, e la domanda di rito che mi sento fare più spesso è quando cambierò lavoro?
E quindi eccovi oggi il mio dilemma: se sono assolutamente appassionata dell’organizzazione per cui lavoro, se adoro i miei colleghi e la squadra con cui lavoro, se i benefit economici e lo stile di vita che questo impiego mi consente sono assolutamente in linea con i miei bisogni, posso davvero lamentarmi se le mie mansioni quotidiane non sono quelle che avrei sognato? Si può essere davvero soddisfatti al 100% del proprio lavoro?
Continuate a leggere qui.
Last Updated on 19/10/2021 by Diario dal Mondo
Si, ti puoi lamentare, ne hai tutti i diritti. Hai studiato tanto e meriti di più. E’ anche vero che ti trovi nell’organizzazione in cui ti piacerebbe occupare una posizione migliore ed intanto sei dentro. Può essere che inaspettatamente esca fuori un lavoro migliore all’interno della stessa oppure all’esterno, chi può escluderlo? Insomma fai benissimo a tenerti stretto il lavoro che hai e anche a lamentarti 🙂
Forse hai ragione, ma mi ritengo comunque fortunata di avere questo lavoro e tutti i suoi benefici, in un periodo in cui comunque non e’ cosi’ facile trovare un buon lavoro. Sono davvero felice in quest’organizzazione e penso che la mia strategia sarà di rimanere qui e aspettare che qualcosa di “meglio” si apra!
Non credo che nessuno sia mai soddisfatto del proprio lavoro al 100%. Proprio perché è lavoro, perché ci impegna tempo ed energie che spesso vorremmo dedicare ad altro. O forse semplicemente perché l’animo umano difficilmente è soddisfatto , è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo e stimolante.
Dicono che se scegli un lavoro che ti piace non lavorerai un giorno in vita tua… ma penso proprio che siano ben pochi quelli che hanno questa fortuna!