Il nostro impatto con i Maya è avvenuto nella giungla del Chiapas ed è stato il modo migliore a cui potessi pensare per entrare in contatto con questa fantastica cultura. Il cambiamento da Città del Messico è assolutamente radicale, e passare da una metropoli come CdM alla giungla del Chipas nel giro di un’ora e mezza di volo (*) è da capogiro!
Palenque è una cittadina molto piccola e turistica, che ruota intorno alle sue spettacolari rovine e a tutto quello che ne consegue: hotel, ristoranti, stazione autobus, etc. La scelta più importante direi che riguarda l’alloggio e il tipo di tour che si vuole fare. Per quanto riguarda il primo punto, noi abbiamo alloggiato presso l’Hotel Chablis, dove ci siamo trovati molto bene, nonostante inizialmente non trovassero la nostra prenotazione: meno male che non era alta stagione! Per quanto riguarda il secondo punto, le rovine di Palenque e quelle sparpagliate per il Chiapas si possono sicuramente visitare in autonomia, ma questo implica organizzare trasporto autonomo, non sempre facilissimo nella giungla. Noi abbiamo deciso di affidarci all’agenzia Mayatur, convenzionata con il nostro hotel, per tutte le nostre escursioni e ci siamo trovati molto bene.
Il primo sito Maya che abbiamo visitato è stato Yaxchilan, 136 chilometri a sud di Palenque, sulle sponde del Rio Usumacinta, che divide il Messico dal Guatemala. Famoso per le sue numerose strutture e per le incisioni, anche solo raggiungere questo sito è un’impresa. Si parte infatti la mattina molto presto da Palenque, e in breve si è immersa nella giungla, dove sorgono solo accampamenti indigeni e il turista è ancora guardato con sospetto e curiosità. Dire che queste comunità vivono in modo semplice e spartano è un eufemismo. Questo è il Messico rurale più vero, dove i bimbi giocano per strada con un pezzo di legno, le donne cucinano sul fuoco all’aperto, gli uomini riposano sulle amache e i polli corrono ovunque indisturbati. Dopo circa 3 ore di strada si arriva alla frontiera: il Guatemala ti guarda dalla sponda opposta e delle lance lunghe e strette aspettano di scendere il fiume fino a Yaxchilan. L’andata dura 45 minuti lungo questo largo fiume pacifico, ancora oggi popolato da coccodrilli e caimani, che noi sfortunatamente non abbiamo visto però. E poi dal nulla ecco spuntare le prime rovine e la lancia attracca.
Il sito di Yaxchilan è molto grosso, ma ad oggi solo una piccola parte è visitabile. Noi abbiamo cominciato dalla piccola acropoli, raggiungibile dopo una ripida ascesa tra la selva più fitta che immediatamente ci ha riservato la prima sorpresa: un piccolo paca (il cugino messicano del capybara) ci taglia la strada e va avanti a rovistare tra la vegetazione. Gli uccelli dai colori più incredibili svolazzano sopra di noi e un tucano si leva in volo, ma troppo velocemente per poter notare il suo grande becco arancione. L’acropoli si erge finalmente davanti a noi piccoli esploratori, e in quel momento dalla giungla sale un verso spaventoso: quello del temutissimo e da me tanto desiderato giaguaro. Ma ahimè questa volta non si tratta del vero felino, quanto delle simpaticissime scimmie urlatrici che imitano il suo verso per assestare il loro dominio e spaventare eventuali predatori. Meno male che eravamo stati avvisati di questo scherzetto delle scimmie, perchè se no vi assicuro che saremmo tornati alle lance in un battibaleno! Ma l’emozione di quelle urla nella giungla, e finalmente di scovare quei piccoli primati neri appollaiati sugli alberi (gli adulti che dormivano, mentre i piccoli giocavano tra i rami) dall’alto della mia prima piramide Maya è un’emozione che non scorderò e che entra di diritto nella mia top 10. Il sito in sè poi è molto bello, con i palazzi più incredibili che spuntano dalla selva… ma è quella sensazione della natura che reclama e protegge l’antica civiltà dei Maya che resterà sempre con me.
Da Yaxchilan ci si sposta abbastanza velocemente al piccolo sito di Bonampak, famoso per il suo Tempio delle Pitture Murali. Questi dipinti sono considerati da molti il più grande tesoro pre-ispanico del Messico, e sicuramente per gli storici hanno un valore inestimabile. Per il turista medio però non sono così impressionanti, e il sito non mi ha lasciato molto, se non, ancora un volta, l’impressione che la natura si sia reimpossessata di ciò che le apparteneva.
Chiaramente non si può visitare il Chiapas e non vedere le famose rovine di Palenque! Rispetto ai primi due siti, Palenque è sicuramente molto più turistico ed è facile seguire la massa senza perdersi nei meandri della giungla. Il sito di Palenque è enorme, ma solo il 5% è oggi visitabile e continue scoperte vengono fatte ogni giorno. Il palazzo più importante è sicuramente il Tempio delle Iscrizioni, che fu la tomba del re Pacal. È uno degli edifici più significativi del sito ed una delle tombe più notevoli del centroamerica, ospitando il secondo geroglifico per lunghezza del mondo Maya. Il sito poi contiene molti altri palazzi di rilievo ed è interessante esplorarli tutti attraverso la fitta giungla… ma vi posso assicurare che il caldo e l’umidità possono essere davvero opprimenti, e non vedrete l’ora di raggiungere la tappa successiva…
Il Chiapas non è solo rovine e Maya: la parte più bella la riserva ancora una volta natura. Visitabili in giornata da Palenque si trovano infatti le cascate di Misol-Ha e Agua Azul. La prima è un’impressionante cascata di 25 metri in un piccolo lago in cui è possibile nuotare. Una comoda passerella permette ai turisti di arrivare proprio dietro la cascata e la portata d’acqua e il rumore di questa cascata sono davvero impressionanti. Alla fine della passerella c’è anche una piccola caverna visitabile con torce per soli 10 pesos, ma noi ce la siamo evitata per questione di tempo. Ma decisamente più impressionante di Misol-Ha è Agua Azul, che si trova a circa 2.5 ore da Palenque. Per raggiungerla si attraversano vallate coperte di fitta giungla che sembrano proprio uscite da “Alla ricerca della valle incantata”, e piccoli villaggi indigeni. Poi d’improvviso ecco il paradiso. E non sto scherzando. Se c’è un posto di fronte a cui sono rimasta a bocca aperta in questo viaggio è proprio Agua Azul: un susseguirsi di cascate, anse e laghetti dall’azzurro più incredibile, in cui potersi rinfrescare (l’acqua è gelida!) dopo una lunga e calda giornata alle rovine.
Insomma, per me e per noi i giorni passati in Chiapas sono stati semplicemente meravigliosi, unici e speciali. Sono stati i giorni del primo tempio Maya, i giorni delle prime bellezze naturali e i giorni dei primi animali selvatici. Il Chiapas mi è davvero entrato dentro e consiglio a chiunque passi dal Messico di non perdersi la magia di questo stato.
(*) Noi abbiamo viaggiato con la compagnia aerea Interjet
Last Updated on 09/11/2023 by Diario dal Mondo
One thought on “La giungla messicana del Chiapas”